venerdì 13 gennaio 2012

Metro/poli/tana


Nelle stazioni della metropolitana si era creata una geografia sotterranea con imperi da perdere e da conquistare. I mastini del Nord avevano in appannaggio la stazione Udine. Udine è nel Nord d'Italia.
Porta Venezia era in mano ai coloured forse per via di Otello, il "Moro" di Venezia.
A Lotto c'era il gioco d'azzardo;
a Duomo i turisti giapponesi;
Conciliazione, in effetti, nomen omen, non era una fermata pregiudiziale;
Cascina Gobba implicava un pellegrinaggio in un hinterland di lavoratori non atletici.
Gorgonzola puzza di campagna.
Bande Nere pullula di neofascisti periferici.
QT8 è segreto come 007; a Palestro ci sono i culturisti.
Non era solo compiaciuta paranoia metropolitana. Funzionava così anche in superficie:
in piazza Cinque Giornate nessuno trascorre il week-end. 
(Andrea G.Pinketts)


Ho girato Milano in lungo ed in largo. 
Ma soprattutto, sottoterra. 
Forse per questo mi sfuggono ancora tante bellezze di questa meravigliosa città, tesori che si appalesano solo a sguardi attenti ed indiscreti, voyeur delle emozioni che gelosamente sono conservate dagli angoli della mia città.
Forse per questo non la voglio lasciare, ho ancora cosi tanto da scoprire. 
Amo Milano.
Sottoterra, dicevo, posso dire di essermi fermato a tutte le fermate della metropolitana milanese. Non per bizzarro passatempo. La metropolitana non è divertente. Struggente, forse, liberatoria, od opprimente, narrante, dissacrante, sorprendente, intrigante, ma non divertente. 
L'ho girata un po' per necessità, un po' per caso, un po' per dovere. Tutta.
Fin da piccolo. 
Da piccolo ho iniziato a creare il mio micromondo dove il nome delle stazioni metropolitane avevano un loro inesorabile significato, ed ho continuato a farlo in pratica fino ad oggi.
Caro Pinketts, che a Bande Nere ci fossero pericolosi giovani dediti alla violenza politica, lo avevo stabilito prima che tu scrivessi Il senso della Frase.
Come pure avevo stabilito che Pagano fosse la sede di un romantico culto nordico, cantato nella fermata precedente, Wagner, in contrapposizione alla precedente ancora De Angeli. Ho sempre preferito Wagner a De Angeli, scendevo sempre a Wagner, se capitavo in zona. 
E poi c'era Gioia, un inno alla felicità lussuriosa, i cui marciapiedi sono in mano ai transessuali. Non solo i marciapiedi. La fermata prima è Caiazzo....
C'era Uruguay, dove stazionavano i sudamericani. Ma da nessuna parte ho visto confusione e mescolanza di persone come a Porto di Mare. 
Quanti ricordi
Mi mancherà Milano.
Perchè sto per andare via. Non tanto lontano, ma abbastanza per sentirne la mancanza. Per non avere più la metropolitana. Due universi. Non è poco.
Ah, mi mancherà anche questo :)


Ero fortunato ad avere ancora mia madre che, occupandosi di me, mi permetteva di protrarre l'adolescenza. Molto fortunato. Ero nato con la camicia: tanto valeva che me la stirasse.
(Andrea G.Pinketts)


sabato 7 gennaio 2012

Angolino

Nel mio piccolo angolino
c'era lo spazio per pensare
o forse il tempo, ma lì, dove nessuno aveva accesso
spazio, tempo
la stessa cosa
c'erano, nel mio piccolo angolino
libri vecchi, sogni che volavano dappertutto
solo per me
canzoni da valorizzare, sorrisi di poesie
Nessuno aveva accesso
non perché fosse chiuso, il mio piccolo angolino
E' che mi piaceva una luce diversa
che si vedono solo certe cose
cambia l'inclinazione
l'attenzione
Ci andavo solo io
Parole libri suoni canzoni sogni
Pensieri
Quaderni
colori
che ci volevo andare solo io
mio, solo io
poi chiedersi, di là col tempo, perché solo io
poi capire, oltre a di là del tempo, e sia, solo io
va bene cosi
che le parole, i libri, i suoni, le canzoni, i sogni
i dolori
continuano, creano, vanno avanti
cuciono, fischiettano e cuciono
Io non me ne accorgevo
ma mi cucivano addosso quello che volevo essere
mi preparavano il vestito più bello che avevo
per presentarmi a te
e non lo sapevo
e mi credevo nudo
come ogni volta
da rifugiarmi, poi, nel mio angolino
invece, il mio angolino, ce l'ho addosso
e ci sei anche tu, ora
ed è bellissimo

venerdì 6 gennaio 2012

Dopo la Pioggia


...cosa, è più erotico?




il tuo silenzio,


parli così poco, proprio come me


i tuoi capelli umidi e spettinati, gli occhi neri e vivi 


desiderosi dietro la frangetta


le mani fredde che riparano sul mio petto, 


sotto la maglietta


i piedi raggomitolati dentro i calzini asciutti, 


che hai appena messo


le gambe lisce e bianche, sopra le mie


il corpo che abbraccio, il suo battito, le sue vibrazioni, 


la sua morbidezza


le mutandine, le stesse che avevi prima, 


che osservo immaginando l'odore del tuo sesso






...o affidarmi a te,   lasciandomi andare,   addormentandomi accanto il tuo viso,  l'assenza di ogni timore, chiudere gli occhi,   conoscere già il sorriso che trovo al risveglio,   come un'alba,   quando allora si, 


faremo l'amore?





Pioggia

mi ricordo un giorno di pioggia, era buio, la pioggia era infinita, tantissima, fragorosa, 
quasi musicale....
impossibile pensare di proteggersi.....
decisi di prenderla, di non accorgermi di lei...sembra impossibile, ma fu abbastanza semplice...
raggiunto lo status di "fradicio", tutto ciò che continuava a cadere sui miei vestiti e ad impregnare la mia pelle 
si confondeva completamente in ciò che ero tanto da passare inosservato.
Altro era il profumo....di solito si dice puzza di bagnato....al momento invece era profumo....
profumo di acqua misto erba misto terra misto asfalto....
sorprendentemente affascinante e gradevole....evocativo, quasi, 
di stati fisici e mentali che normalmente non ci appartengono. 
Il mio modo di vivere le cose mi porta a ricordare ancora con affetto quel momento, 
ma quando ritornai a casa, finita la magia, svanito il profumo, con l'acqua che colava ovunque 
per il pavimento, misi in dubbio tutta la poetica del mio viaggio sotto la tempesta. 


Non credo che il mio esempio sia azzeccato, ma il passato, quando lo si rielabora, ed è un bene farlo....perde spesso il suo profumo....la magia.....svela la sua semplicità, la sua meccanica, la sua fragilità....messo a nudo.....e noi, forse sbagliando, copriamo questa nudità di razionalità, pessimo vestito, che mette in luce i difetti...... 



giovedì 5 gennaio 2012

Aspettando Febbraio


Vivo nella pianura padana, soffro il caldo della città.
Tengo compagnia ad un cielo giallogrigio per gran parte dell'anno, 
lo saluto ogni mattina, con un sorriso, perché ci capiamo l'un l'altro, e ci sosteniamo.
Poi arriva febbraio.
A febbraio è freddo, ma è un freddo amico. Non ti aggredisce, se ti presenti al lui 
con un bel maglioncino colorato.
Colorato come lui.
Perché il cielo si mostra a febbraio in tutta la sua bellezza. 
Azzurro brillante, con un sole che padroneggia in alto in alto.
Con la primavera che inizia a corteggiare con delicatezza le giornate.
Lo fa, il cielo, nel mese più corto dell'anno, e quando la maggior parte della gente è chiusa 
da qualche parte 
con una tazza di cioccolata.
Perché il cielo di Milano è timido, e se scopri che è bello, scappa subito via.
Io sono fuori, con il mio berretto, e lo guardo.
Sono nato a febbraio....  

Pensieri Felici

I pensieri felici

hanno tanta poesia

uno li dice cosi...

non ha bisogno di essere poeta

quando non se ne può più

è tutto senza poesia

dentro di noi

ma basta una parola

che esca dalle labbra

e stia sospesa nell'aria

un momento

e nasce la poesia...


(maria teresa rossi)


...si scioglie, come neve, ma resta nascosta la.....dolcissima impressione......di averti vissuta già....



domenica 1 gennaio 2012

Laurelin e Telperion


Uno aveva foglie verde scuro che sulla faccia inferiore erano come argento lucente, e da ciascuno dei suoi innumerevoli fiori spioveva una rugiada di argentea luce. 
L'altro le aveva di un verde tenero come betulla gemmata, i loro bordi erano di oro baluginante.
Fiori ne coprivano i rami in grappoli di fiamma gialla. 
Due volte al giorno era una dolce ora di luce più tenue, quando i raggi d'oro e d'argento si mescolavano




Laurelin e Telperion. 
C'è il respiro della natura, quella edulcorata e idilliaca di un eden che non c'è, ma di cui possiamo ancora sentirne il soffio quando abbracciamo il lago, il mare, le montagne, il verde intorno a noi....
C'è l'amore che si cerca, si rincorre, si bacia per un istante, e poi scappa via, senza muoversi mai.
C'è la vita e la morte, ma anche la continuità della luce, che è essenza di ciascuno di noi, sotto forma di sole e di luna. 
Nulla di particolarmente originale, ma a me piace moltissimo. 
La loro storia la trovate nel Silmarillon, insieme a quella del Cuiviénen. La parola significa Acqua del Risveglio, ed indica un luogo geografico, le rive di un lago in cui, una notte, aprirono gli occhi scoprendo la vita i primi elfi.
Gli elfi di Tolkien, che secondo il volere di chi li creò, non invecchiano mai e non muoiono, se non per atto violento. 
Destino meno bello di quanto si possa pensare, tanto che gli elfi invidieranno sempre i nuovi venuti dopo di loro, gli uomini. 
Perchè gli elfi, cosi eleganti, esili, leggeri, costretti dal ricordo, vivranno per sempre schiavi della nostalgia. 
Non è affatto il luogo più bello in cui potrebbero stare, il Cuiviénen, ma il ricordo delle mille stelle che si offrirono alla vista quando aprirono gli occhi, delle acque argentee del lago, lo rende meraviglioso. Gli elfi vivono perennemente con la poesia del primo amore nel cuore.






(nda)
Oggi, primo giorno dell'anno, mi sono svegliato e ho trovato la poesia nel cuore e negli occhi. Finalmente, felice