domenica 1 gennaio 2012

Laurelin e Telperion


Uno aveva foglie verde scuro che sulla faccia inferiore erano come argento lucente, e da ciascuno dei suoi innumerevoli fiori spioveva una rugiada di argentea luce. 
L'altro le aveva di un verde tenero come betulla gemmata, i loro bordi erano di oro baluginante.
Fiori ne coprivano i rami in grappoli di fiamma gialla. 
Due volte al giorno era una dolce ora di luce più tenue, quando i raggi d'oro e d'argento si mescolavano




Laurelin e Telperion. 
C'è il respiro della natura, quella edulcorata e idilliaca di un eden che non c'è, ma di cui possiamo ancora sentirne il soffio quando abbracciamo il lago, il mare, le montagne, il verde intorno a noi....
C'è l'amore che si cerca, si rincorre, si bacia per un istante, e poi scappa via, senza muoversi mai.
C'è la vita e la morte, ma anche la continuità della luce, che è essenza di ciascuno di noi, sotto forma di sole e di luna. 
Nulla di particolarmente originale, ma a me piace moltissimo. 
La loro storia la trovate nel Silmarillon, insieme a quella del Cuiviénen. La parola significa Acqua del Risveglio, ed indica un luogo geografico, le rive di un lago in cui, una notte, aprirono gli occhi scoprendo la vita i primi elfi.
Gli elfi di Tolkien, che secondo il volere di chi li creò, non invecchiano mai e non muoiono, se non per atto violento. 
Destino meno bello di quanto si possa pensare, tanto che gli elfi invidieranno sempre i nuovi venuti dopo di loro, gli uomini. 
Perchè gli elfi, cosi eleganti, esili, leggeri, costretti dal ricordo, vivranno per sempre schiavi della nostalgia. 
Non è affatto il luogo più bello in cui potrebbero stare, il Cuiviénen, ma il ricordo delle mille stelle che si offrirono alla vista quando aprirono gli occhi, delle acque argentee del lago, lo rende meraviglioso. Gli elfi vivono perennemente con la poesia del primo amore nel cuore.






(nda)
Oggi, primo giorno dell'anno, mi sono svegliato e ho trovato la poesia nel cuore e negli occhi. Finalmente, felice


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