Quando ero un bambino, godevo della fortuna di poter spaziare con lo sguardo, dal mio piano alto, e vedere i prati correre sino in lontananza.
Davanti a casa, delle cave, rifugio di animali strani, come le salamandre, lucertole d'acqua che parevano essersi rotolare nella tempera nera e gialla. A volte pascoli di pecorelle. Con tutto il loro circondario di osservatori, l'asino, il cane, anche il pastore.
Amavo guardare giù, perchè non riuscivo ad alzare la testa e a osservare il cielo, perchè mi girava tutto, come in un ballo che non ho mai imparato, ed allora guardavo giù.
Per divertirmi, mi sedevo davanti alla ringhiera della finestra della cameretta, che la mia fantasia ridisegnava nel grigno di una sorta di grande mazinga, di cui ero, ovviamente, il pilota. E avanzavo, attento a non pestare le pecore.
Poi col tempo ho realizzato che l'edificio che avevo davanti , oltre la strada, oltre un paio di prati, era un carcere. Con dentro ragazzi come me.
Poi è arrivata la metropolitana. Poi è arrivata la tangenziale. Poi è arrivato un altro palazzo. O forse prima.
Costruito laddove, ai tempi della nevicata che distrusse il palazzetto dello sport, io mi tuffavo nella neve come un delfino nel mare più bello.
Non che adesso, li dove viaggiavo con la fantasia, sia tutto più brutto.
Non che adesso, li dove viaggiavo con la fantasia, si viva peggio. No. I fiori crescono ancora.
Solo, ha preso il sopravvento la realtà, anno dopo anno. E non sono i cambiamenti intorno a me.
Sono cambiato io.
Per fortuna.
Nn avrei trovato lavoro come pilota di robot giapponesi. E avrei letto sempre i soliti fumetti. Che palle.
Meglio cosi.
Però, adesso che dove vivo, ogni tanto rivedo le pecore, mi sembra vedere ancora i ricci cascarmi davanti agli occhi e cercare le salamandre
(questo post, era marzo, 2011. Circa una settimana fa, una salamandra, l'ho rivista, per davvero, dopo anni....nel giardino condominiale...splendido)
sei bravo.
RispondiEliminagrazie
RispondiElimina